METAMORFOSI URBANE: DALLA CITTA’ POST-INDUSTRIALE ALLA CITTA’ DIGITALE
Quando sono stato invitato a Sulmona a tenere una conferenza in occasione delle celebrazioni per il bimillenario della morte di Ovidio, confesso di aver titubato, non essendo io uno studioso di letteratura classica, tantomeno un’esperto di Publio Ovidio Nasone. L’argomento però – “Le metamorfosi” – era talmente affascinante che non ho resistito.
Il tema della metamorfosi è stato certamente sublimato da Ovidio nei 15 libri del suo poema epico mitologico, ma è un tema universale che ha attraversato la storia della letteratura da quella classica greca e romana, (come non citare l’episodio della maga Circe che trasforma in porci i compagni di Ulisse nell’Odissea di Omero) fino ad arrivare ai grandi autori del 900: Kafka (Gregor Samsa che una mattina si sveglia scarafaggio), Roth (il prof. Kepesh che all’improvviso si ritrova trasformato in un enorme seno), Collodi (Pinocchio che da pezzo di legno diventa burattino per poi trasformarsi in asinello ed infine in bambino), etc.
Essendo io architetto urbanista, studioso di politiche territoriali, il tema ovidiano della metamorfosi non può che condurre il mio pensiero alle metamorfosi urbane, i processi di trasformazione della città intesa come un organismo vivente che si modifica nel tempo cambiando forma, contenuti, relazioni; a volte espandendosi, altre volte contraendosi; a volte in modo ordinato, altre volte in modo caotico; ma sempre reagendo a sollecitazione esterne che provengono dalla società coeva.
Di questo ho parlato l’altro giorno al Piccolo Teatro di Sulmona: un breve excursus dalla città post industriale alla città digitale, sempre tenendo vivo il filo del ragionamento sul parallelismo con il poema epico mitologico di Ovidio.
Devo dire che mi sono divertito! Spero che anche il pubblico abbia trascorso una serata piacevole.