L’ASSE ATTREZZATO DI PESCARA COME LA SOPRAELEVATA DI GENOVA
Il Messaggero mi ha chiesto un commento sull’ingresso a Pescara dall’asse attrezzato e sul nuovo skyline venutosi a determinare dopo la realizzazione del Ponte nuovo.
Genovese di nascita e pescarese di adozione spesso mi trovo a riflettere su alcune peculiarità che accomunano le due città. Una di queste è sicuramente il rapporto che entrambe hanno con le infrastrutture viarie. L’ingresso principale a Genova è costituito dalla “Sopraelevata”, una strada sollevata da terra costruita negli anni sessanta che raccorda direttamente il sistema autostradale con l’arco portuale antico offrendo una visione suggestiva della parte storica della città. L’ingresso a Pescara dall’asse attrezzato è molto simile ed altrettanto maestoso. Dal sistema delle grandi vie di comunicazione, senza soluzione di continuità, si arriva al cuore della città attraverso una quota “sopraelevata” che permette una visione della città quasi come se si stesse atterrando su di essa. Singolare è poi il susseguirsi cadenzato di capisaldi tipologici elevati che accompagnano il visitatore misurando lo spazio come pietre miliari: prima le Torri Camuzzi, poi il Ponte nuovo, la Torre dell’orologio, fino ad arrivare al Ponte sul mare. Quasi come se la città volesse rappresentarsi a chi viene a visitarla attraverso i suoi manufatti architettonici.
La modernità di Pescara è stata a lungo legata all’immagine delle grandi opere di architettura della prima metà del ‘900: le ville liberty della Pineta d’Annunziana, gli edifici come l’Aurum di Michelucci, la monumentale città pubblica sede del governo locale. Negli ultimi vent’anni questa propensione alla modernità si è andata ulteriormente rafforzando. Nuove opere di architettura si sono imposte come elementi di riconoscibilità, anche a livello territoriale. Se si chiede oggi ad un pescarese di identificare la città attraverso un manufatto architettonico, molto probabilmente egli sceglie proprio una di queste nuove opere, trascurando la parte più storicizzata della città. Da questo punto di vista Pescara paga lo scotto della sua giovane età, ma questo non deve essere un limite, al contrario può essere la carta su cui puntare per accrescere la sua competitività territoriale: avere coraggio, continuare ad innovarsi con questa sua vocazione alla sperimentazione, al rinnovamento, oggi diremmo alla rigenerazione urbana. Naturalmente non ci si deve accontentare di rinnovare, bisogna farlo attraverso il riconoscimento dei valori paesaggistici esistenti, la sostenibilità ambientale degli interventi e – lasciatemelo dire da Direttore del Dipartimento di Architettura – la qualità dei progetti di trasformazione.