26 Luglio 2017

UN NUOVO PROGETTO PER LE AREE DI RISULTA DI PESCARA

Se il Sindaco Alessandrini riuscirà a portare a termine l’iter progettuale delle aree ferroviarie di risulta di Pescara all’interno del suo mandato io perderò la scommessa che ho fatto con lui un paio di anni fa, ma sarò comunque felicissimo!  

Le aree di risulta ferroviaria sono uno spazio dismesso di circa 130.000 mq, situato di fronte alla stazione a ridosso del centro di Pescara, recuperato all’utilizzo pubblico in seguito alla riorganizzazione del polo ferroviario pescarese trent’anni fa.  Nel corso del tempo si sono succedute su quest’area una moltitudine di proposte progettuali, ivi comprese quelle di un concorso di idee del 2004 vinto da un gruppo capitanato dal prof. Monestiroli.  Si può quasi dire che ogni amministrazione pubblica che si è succeduta alla guida della città abbia portato avanti una sua idea di trasformazione, disconoscendo il lavoro delle amministrazioni precedenti. Attualmente il grande vuoto urbano è utilizzato come parcheggio e come stazione degli autobus extraurbani.  Ricordo che, dopo aver consegnato il voluminoso dossier di ricerca “Verso Pescara 2027”, dove il Dipartimento di Architettura aveva costruito una visione strategica della città del futuro basata sulla trasformazione di una decina di aree, sconsigliai al Sindaco di partire proprio dalle aree di risulta, per la complessità delle vicende politiche che le hanno riguardate e per il periodo di recessione economica, che rendevano complicata la possibilità di attrarre investimenti adeguati, pubblici o privati. Nella nostra visione di città le aree di risulta sono fra quelle con la più alta vocazione territoriale, idonee quindi a ricevere funzioni ad uso pubblico di scala metropolitana, capaci di indurre flussi di fruizione adeguati a garantire la piena vivibilità della zona che – non dimentichiamolo – come tutte le aree prospicienti le stazioni ferroviarie, è particolarmente delicata sotto il profilo sociale e della sicurezza (il concetto di “bosco urbano”, tema affascinante contenuto nell’attuale progetto, da questo punto di vista ha in se evidenti fattori di rischio che devono essere attentamente valutati in fase di progettazione esecutiva). Si rendono quindi necessari investimenti e investitori non ordinari, che in questo momento di recessione economica sono difficili da attivare. “E’ meglio aspettare” – dicevo – “ora c’è il rischio di dover abbassare troppo l’asticella delle prestazioni del progetto”.  “In questo momento è preferibile concentrarsi su obiettivi più alla portata dei tempi e delle situazioni, come ad es. l’area ex Fea o altre aree meno impegnative”.  Ciononostante ho ammirato la tenacia del Sindaco e della giunta nel voler affrontare un tema così complesso che se ben condotto potrebbe effettivamente cambiare il volto del centro cittadino.

Sono soddisfatto del rapporto tra Università e Comune? Il Dipartimento ha profuso un impegno notevole nella piattaforma di ricerca “VersoPescara2027” conclusa con la pubblicazione dei due volumi che sono poi serviti al Comune per elaborare una delibera di indirizzi strategici per il governo del territorio. Già questo è un risultato non scontato nel rapporto tra Università e Enti locali. Anche la “road map” attuativa che abbiamo suggerito mi pare che sia stata recepita, ad esempio con la costituzione delle cabine di regia sulle aree scelte come prioritarie. Poi è chiaro che il Comune sia libero di prendere le sue decisioni in piena autonomia, di definire la gerarchia delle aree di intervento e di invitarci o meno alle cabine di regia. Ed è altrettanto chiaro che anche l’Università, in piena autonomia intellettuale, si riserva il diritto di manifestare il proprio pensiero critico qualora si evidenziasse divergenza di vedute nei processi attuativi delle aree strategiche. Il ruolo dell’Università deve essere di supporto scientifico e di stimolo culturale. Il ruolo dell’amministrazione pubblica deve essere quello di assumersi la responsabilità delle decisioni.

Mi piace il progetto presentato alla stampa in questi giorni?  Beh… confesso di non conoscerlo. Ho appreso dai giornali di un incarico affidato alla società Sinloc di Padova per uno studio di fattibilità economica. Poi ho letto che gli uffici comunali hanno predisposto un progetto preliminare ora al vaglio della Regione per le valutazioni di impatto ambientale. Ma, da quello che so, si tratta solo di una zonizzazione funzionale (vedi immagine di copertina). Ogni tanto sui giornali salta fuori qualche rendering esplicativo che a mio modo di pensare è fuorviante, perché il progetto vero e proprio verrà fuori dalla gara europea che dovrà essere bandita per individuare progettista e impresa costruttrice. Sarà l’ultimo di una serie di progetti su quest’area sulla quale non si può certo dire che ci sia stata carenza di riflessioni progettuali.  In merito alle funzioni proposte mi pare che ci sia stata una valutazione piuttosto approfondita sulla sostenibilità economico finanziaria da cui sia emerso uno “scenario target” che ha poi condizionato le scelte funzionali: un’ampia area verde (il “bosco urbano”) e una dotazione di parcheggi più o meno analoga a quella attuale, però in struttura.  I punti dolenti rispetto alle nostre aspettative probabilmente saranno proprio quelli legati alla sostenibilità economica dell’operazione, laddove per esempio si è ritenuto di dover rinunciare, in ragione di una comprovata incapacità di attrarre investimenti straordinari, al Polo Culturale (teatro, biblioteca, mediateca, etc.) o comunque a quelle funzioni ad uso pubblico di scala metropolitana legate alla cultura o al loisir che avrebbero dovuto rivestire – secondo i nostri intendimenti – il ruolo centrale di grandi attrattori a scala territoriale perseguendo l’idea di “Pescara città attrattiva” e “Pescara città creativa”, due degli obiettivi strategici che avevamo individuato nella nostra idea di città.  Per le stesse ragioni di fattibilità economica sono state introdotte nel progetto quote di commerciale e di residenziale. Soprattutto queste ultime però dal mio punto di vista, seppur non consistenti sotto il profilo quantitativo, sono le più stridenti rispetto ad un concetto di luogo identitario di aggregazione pubblica, che mi pare doveroso su un’area così simbolica per la città.

Il ruolo dell’Università.  Sempre tenendo fede al ruolo di stimolo culturale che l’Università deve avere nei confronti della società in cui opera, mi sento di poter dire che se da una parte c’è da rallegrarsi per il coraggio e l’impegno che l’amministrazione comunale di Pescara sta dimostrando nel voler ridare dignità a questa grande area irrisolta, dall’altro rimane un po’ di amaro in bocca per una sorta di rinuncia di prospettive, di gioco al ribasso (l’asticella di cui si diceva prima): si sta affrontando la trasformazione dell’area certamente più emblematica della città anteponendo una tabellina di calcolo economico ad una visione strategica di futuro.  Anche se si sa… i conti alla fine devono tornare.

PS: Sono ritornato sul tema delle aree di risulta ferroviarie di Pescara con un successivo post a gennaio 2018 (leggi successivo post sulle aree di risulta).

Il Centro 26.07.17
Il Centro 04.02.18
Professore Ordinario di Urbanistica Dipartimento di Architettura Università G. d'Annunzio Chieti-Pescara
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