21 Giugno 2019

CUORE DI PLASTICA

Un bel video questo qui sotto, sullo stile delle comunicazioni sociali di “Pubblicità Progresso“, in cui i bambini ci mostrano come le nostre azioni possano compromettere il loro futuro.

Sta diventando virale sui social con quasi 1 milione di visitatori.  Al momento in cui scrivo più di 30.000 like e circa 2.000 dislike.

Che ci sia apprezzamento sui suoi contenuti mi sembra scontato, essendo un video che rientra a pieno nei canoni del “politicamente corretto”;  tutto sommato è fisiologico anche quel 6% di “non mi piace”.  Meno scontate invece sono le motivazioni di chi ha espresso un commento contrario.

La ragione prevalente della contrarietà risiede nella (pseudo) accusa che il video non sia stato prodotto dai bambini, ma da chissà quali “organizzazioni occulte” che hanno strumentalizzato i bambini stessi.  Che se vogliamo è un po la stessa accusa che alcuni rivolgono a Greta Thunberg quando affermano che non sia lei a scrivere i discorsi che va a pronunciare alle Nazioni Unite o alle Conferenze Mondiali sul clima.

Vi invito a riflettere.  Greta ha sedici anni. E’ oramai un’icona mondiale a difesa dell’ambiente.  Ha un’agenda fittissima di impegni internazionali.   Ma vi sembra possibile che sia lei a scrivere gli interventi? Ma vi ricordate come eravate voi a sedici anni? Oppure come sono i nostri figli a quell’età? E’ chiaro che qualcuno abbia scritto per lei i discorsi, probabilmente proprio i suoi genitori, come avremmo fatto noi con i nostri figli, se ne avessimo avuto la possibilità.

Non sono stati i bambini a produrre questo video? Ma certo! il video è professionale e quindi è stato prodotto da un service specializzato…  e allora??

L’importanza sta nel messaggio e nella capacità di sensibilizzare le coscienze di giovani e meno giovani su tematiche di enorme importanza per il futuro del nostro pianeta.

Ce ne fossero di video, di Grete, capaci di dare risonanza mediatica a ciò che gli scienziati (inascoltati) ci stanno dicendo da anni…

DAI… FORZA!  IL TEMPO PER AGIRE NON E’ PIÙ’ MOLTO!

8 Giugno 2019

BENVENUTI NEL NEO-ANTROPOCENE!

Si è appena concluso il semestre accademico con la sessione di esami.

L’argomento che abbiamo scelto quest’anno per il Corso di Urbanistica 2 è stato denso di significati scientifici e di impegno civile: il ruolo dell’architetto nei processi di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici.

Un argomento, quello dei cambiamenti climatici e più in generale della sostenibilità ambientale, di grande attualità che sta muovendo le coscienze delle giovani generazioni e che sta producendo effetti rilevanti sulla società contemporanea.

Nei prossimi anni assisteremo ad un significativo processo di riconversione dei cicli produttivi verso un modello di economia circolare; la plastica monouso sarà progressivamente limitata dai mercati internazionali; l’industria automobilistica guarderà con interesse crescente alla propulsione elettrica. Anche il mondo dell’architettura sarà sempre più teso al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità.

Gran parte dei finanziamenti che arriveranno dall’Europa saranno orientati a supportare queste politiche.  Il mercato del lavoro chiederà nuove figure professionali, i tecnici dell’ habitat sostenibile, capaci di supportare gli enti pubblici e privati, le aziende, i decisori politici nel porre in essere azioni efficaci per la salvaguardia dell’ambiente.  Le nuove tecnologie ICT daranno un impulso importante a questo processo, che di fatto rappresenta un profondo cambiamento del modello di sviluppo postindustriale.

L’Università deve essere pronta ad  interpretare questi fenomeni, aggiornando le proprie offerte formative e fornendo il supporto scientifico dei propri centri di ricerca ai territori di appartenenza.

Benvenuti nel  Neo-Antropocene* ragazzi… voi ne sarete i protagonisti!

Foto di rito degli studenti a fine esame. E' una tradizione che si perpetua negli anni con la stessa emozione.

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*  Neo-Antropocène è una definizione che mi piace molto;  la prendo a prestito da Maurizio Carta, fine studioso, instancabile viaggiatore e caro amico. Maurizio a sua volta si rifà al termine Antropocène, coniato dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen, per definire l’attuale epoca geologica, in cui l’ambiente terrestre è fortemente condizionato dagli effetti dell’azione umana.

6 Maggio 2019

ALL’UNIVERSITA’ G. d’ANNUNZIO FILM E LEZIONI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Giovedì 9 maggio alle ore 20:00 in aula rossa del Polo Pindaro a Pescara si terrà la proiezione del secondo film di Al Gore sui cambiamenti climatici.

Il ciclo di incontri multidisciplinari sui cambiamenti climatici organizzato dal Dipartimento di Architettura di Pescara è dunque arrivato al giro di boa conclusivo: mancano ancora 2 lezioni delle 9 previste. Si sono alternati in cattedra scienziati provenienti dai principali centri di ricerca nazionali: dal climatologo al medico, dall’economista al geopolitico, dal biologo all’oceanografo, dal geologo all’architetto, ognuno approfondendo gli effetti del global warming dal suo punto di vista.

Ne sta emergendo una posizione pressoché univoca nell’indicare la stretta correlazione tra l’innalzamento delle temperature medie del nostro pianeta con l’aumento delle emissioni di Co2 in atmosfera, dovuto principalmente all’utilizzo di combustibili fossili.

Ci spiega il prof. Piero di Carlo fisico dell’atmosfera dell’Università G. d’Annunzio. “La Terra ha visto mutamenti climatici importanti nella sua lunga storia, basti pensare alle ere glaciali che si sono succedute. Questi cambiamenti però si sono verificati su scale temporali molto ampie, di centinaia di migliaia di anni e per cause esterne come le variazioni orbitali del pianeta, o le eruzioni vulcaniche estese su vasta scala. Oggi invece si osservano fenomeni di modificazione molto rapidi misurati in qualche decina di anni”.

“Ci dobbiamo preoccupare?” hanno domandato gli studenti. Anche qui la risposta degli scienziati è stata univoca: più che preoccupare ci dobbiamo occupare seriamente del problema, prestando molta attenzione a ciò che dicono le evidenze scientifiche. Oramai non si parla più, come si faceva qualche decina di anni fa, di riduzione dei fenomeni, ma di stabilizzazione dei livelli attuali.

Gli effetti dei cambiamenti climatici d’altronde sono sotto gli occhi di tutti: fenomeni atmosferici estremi, biodiversità modificate, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari, desertificazione dei suoli agricoli, etc.

Come ci ha spiegato il Prof. Bologna dell’Università dell’Aquila, stanno addirittura aumentando i rischi sanitari, sia a causa degli agenti inquinanti presenti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, sia a causa delle temperature più calde che favoriscono la schiusa delle uova dei principali vettori di malattie infettive come la zanzara Anopheles”.

In questi giorni si parla molto di cambiamenti climatici grazie al movimento giovanile #Fridays for Future nato intorno alla figura di Greta Thunberg, la ragazzina svedese divenuta oramai un simbolo. Io vedo con favore questo movimento perché, al di la degli eccessi mediatici, può essere il grimaldello comunicativo per un cambio culturale epocale. Perché alla fine proprio di questo si tratta: una questione culturale.

Bisogna comprendere i fenomeni, capirne la cause, valutarne i rischi per indurre le persone a cambiare stile di vita. E non mi sto riferendo a modelli socioeconomici di “decrescita felice”, ma mi sto riferendo a comportamenti individuali e collettivi improntati all’economia circolare, alla sostenibilità ambientale, al riciclo. Moltissimi posti di lavoro potenziali, per intenderci, anche su scala locale. Per noi architetti significa: edifici ad alte performance energetiche; consumo di suolo zero abbinato alla rigenerazione del patrimonio edilizio esistente; forestazioni urbane, greenway e mobilità sostenibile; industria 4.0, eco-distretti industriali simbiotici, etc.”

E’ importante che le Università si facciano carico di queste tematiche aggiornando i programmi didattici dei Corsi di Studio esistenti e attivando nuovi percorsi formativi allo scopo non solo di sensibilizzare le giovani generazioni al rispetto del nostro pianeta, ma anche di formare una nuova generazione di “tecnici dell’habitat sostenibile” capaci di confrontarsi con le grandi sfide globali che li attendono: diventare i protagonisti di una città e di un territorio che nel futuro sempre più̀ si dovranno confrontare con gli effetti dei cambiamenti del clima.

Il Messaggero 08.05.19
Il Centro 09.05.19
8 Aprile 2019

UNA SCOMODA VERITA’

Nell’ambito del ciclo di incontri multidisciplinari sui cambiamenti climatici organizzato dal Dipartimento di Architettura di Pescara, Giovedi 11 aprile alle ore 20:00 in aula rossa del Polo Pindaro di Pescara si tiene la proiezione del film “Una scomoda verità vincitore del premio Oscar 2007 come miglior documentario, diretto da G. Guggenheim e avente come protagonista l’ex vice presidente degli Stati Uniti Al Gore. Il documentario lo segue nelle sue conferenze, nei suoi viaggi, nei suoi incontri internazionali, supportando le sue riflessioni con immagini molto significative.

5 Aprile 2019

10 ANNI FA… L’AQUILA

10 anni fa, nel cuore della notte, tutti noi che viviamo in Abruzzo ci siamo svegliati di soprassalto catapultati in uno dei peggiori incubi che possano capitare… la percezione di essere impotenti di fronte a qualcosa enormemente più grande di te. La sensazione destabilizzante che stia finendo il mondo che conosci, dove la tua casa è il tuo rifugio. Tutto si muove, anche quello che non è possibile che si possa muovere… E poi quel rumore agghiacciante, mai sentito prima, di mura che stridono. In quell’eternità di poche decine di secondi, l’istinto ti guida: i più fortunati si precipitano dai figli piccoli, dagli affetti più cari, tentando di proteggerli. I più sfortunati…

Questo è il mio racconto da Pescara, dove le case bene o male sono rimaste in piedi; pensate a L’Aquila… al buio, alla confusione, alla polvere delle macerie negli occhi e nei polmoni. E senti urlare, ma non sai da dove. E senti freddo perché un attimo prima eri sotto le coperte.

Non voglio scrivere nulla di più in questo post, solo fermarmi e ricordare.

23 Marzo 2019

DDA OPEN DAY 2019

La scelta del corso di laurea è certamente un passo importante per tutti i giovani diplomati che si apprestano ad iniziare un percorso universitario. È uno dei momenti della vita in cui prendono forma i sogni, le aspirazioni, in cui si gettano le basi per il proprio futuro. Se poi si proviene da fuori sede, nei ragionamenti delle famiglie entra in gioco anche la città che ospita la struttura universitaria, con le sue qualità, le sue attitudini, i suoi servizi.  Insomma una scelta da ponderare con attenzione, considerando molti fattori, non ultima la comunità accademica nella quale si sarà accolti.

Ed è per questo che il Dipartimento di Architettura di Pescara ogni anno organizza l’Open Day, una giornata speciale in cui, con i suoi docenti, i suoi ricercatori, il suo staff tecnico e amministrativo, ma soprattutto con la sua comunità di studenti apre le porte dell’Università accogliendo i visitatori.

Di seguito alcuni frammenti dell’Open Day 2019, da cui – penso – si possa cogliere l’impegno, la dedizione, la passione che tutti noi mettiamo nel nostro straordinario lavoro: progettare e costruire la società del futuro!

8 Febbraio 2019

“IL MIO NOME E’ GRETA THUNBERG” – ciclo di lezioni multidisciplinari sui cambiamenti climatici

Il mio nome è Greta Thunberg, ho 15 anni e vengo dalla Svezia” – si è presentata così alla Conferenza Onu sul clima di Katowice in Polonia la ragazzina svedese che da tempo fa sciopero a scuola ogni venerdì per chiedere al governo svedese e agli altri stati di agire concretamente per arginare i cambiamenti climatici.  “Molti pensano che la Svezia sia un piccolo paese e a loro non importa cosa facciamo. Ma io ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. E se alcuni bambini possono ottenere titoli di giornale in tutto il mondo solo non andando a scuola, allora immaginate cosa potremmo fare tutti insieme se lo volessimo davvero”.

L’immagine di quella ragazzina così minuta, così determinata, per nulla intimorita di fronte ai “grandi della Terra” mi fatto riflettere sull’impegno che ognuno di noi può dare per contrastare il fenomeno globale dei cambiamenti climatici.

E così dovendo organizzare il corso di urbanistica del secondo semestre 2018-19 ho pensato di scegliere come tema d’anno i “cambiamenti climatici” – o meglio – “come le città del futuro sapranno reagire agli effetti dei cambiamenti climatici”, e affiancare al programma istituzionale di apprendimento, un ciclo di incontri tematici invitando scienziati di diverse discipline.

L’obiettivo è quello offrire agli studenti di Architettura un panorama multidisciplinare su queste tematiche, in previsione del ruolo di grande responsabilità che li attende: diventare i progettisti di una città del futuro che sempre più si dovrà confrontare con gli effetti dei cambiamenti del clima.

Il ciclo di lezioni è sviluppato attraverso 9 incontri con esperti di settore provenienti da tutta Italia che si confrontano, ognuno dal punto di vista della sua disciplina, sul global warming: dal meteorologo al medico, dall’economista al geopolitico, dal geologo all’oceanografo, dal biologo all’architetto.

Ogni lezione si concluderà con un breve dibattito, animato dagli studenti del corso, a cui sono invitati a partecipare tutti coloro che sono interessati: studenti di altri corsi di laurea, associazioni ambientaliste, ordini professionali, semplici cittadini, etc.

Non mi resta che ringraziare il prof. Piero di Carlo e i miei assistenti per l’aiuto all’organizzazione, augurare di cuore a tutti gli studenti un buon secondo semestre accademico e ringraziare Greta che con le sue parole semplici e sincere ha colto efficacemente il nocciolo della questione: “Abbiamo finito le scuse e stiamo finendo il tempo”.  E’ l’ora che ciascuno di noi, nel nostro piccolo, si dia da fare!

21 Dicembre 2018

UN DOLCE AUGURIO DI BUON NATALE

Diverse sono le leggende che narrano della nascita del pandolce genovese, il simbolo natalizio per eccellenza di Genova.

La più diffusa vuole che sia stato il doge Andrea Doria, nel ‘500, a bandire un concorso tra i maestri pasticceri di Genova per la creazione di un dolce rappresentativo della città. Il dolce doveva essere nutriente e di lunga conservazione, da tenere in cambusa durante i lunghi viaggi in mare.

Una tesi più accreditata è quella dello storico genovese Luigi Augusto Cervetto (1854-1923) che sostiene che la nascita del pandolce genovese sia ancora precedente, documentando la sua derivazione da un dolce persiano a base di frutta secca, pinoli e frutta candita assaggiato dai marinai genovesi già nell’undicesimo secolo nel corso degli scambi commerciali con le basi portuali della Repubblica nel Mediterraneo orientale.

In ogni caso – quindi – molto prima che il Duca di Milano assaggiasse la prima fetta di panettone, nelle case dei genovesi veniva realizzato “o pandöçe” che col tempo sarebbe divenuto il simbolo indiscusso del rito natalizio genovese.

A Genova ogni famiglia  custodisce la sua ricetta “segreta” del pandolce. Essendo la lievitazione importantissima, le scignùe (signore) fino al secolo scorso “se lo portavano addirittura a letto!”, ponendolo sotto le coperte, accanto al prete che racchiudeva lo scaldino. Poi il giorno dopo lo cuocevano nel runfò (cucina a legna), oppure più frequentemente lo portavano dal fornaio di fiducia. Sino ai primi del 900 nessuna pasticceria o forno genovese vendeva direttamente il pandolce, ma tutte fornivano il servizio di cottura.

La tradizione impone che, arrivato il pandolce in tavola, il papà legga ad alta voce le letterine che i figli gli hanno messo sotto il piatto, e i bimbi recitino la poesia stando in piedi sulla sedia.  A quel punto il più giovane della famiglia toglie il ramoscello di ulivo o di alloro (simbolo di benessere e fortuna) conficcato sul pandolce, e il  capo famiglia taglia il pandolce offrendo la prima fetta alla mamma per l’assaggio per poi distribuirlo ai commensali.  Sempre secondo tradizione una fetta va conservata per il primo viandante che bussa alla porta e un’altra viene avvolta in un tovagliolo e messa da parte per essere mangiata – un pezzettino a testa – il 3 febbraio, giorno di San Biagio protettore della gola.

Regalare il pandolce di famiglia fatto in casa ad una persona cara è un gesto importante che sancisce l’amicizia e l’unione tra le due famiglie e il rispetto reciproco che esse si porteranno… almeno fino al Natale successivo.

Insomma… Evviva il pandolce genovese!  e buon Natale a tutti!!

 

13 Dicembre 2018

BUON ANNO ACCADEMICO 2018-19!

Lo confesso… mi sono commosso!

Ieri c’è stata la cerimonia di inaugurazione dell’a.a. 2018-19 della mia Università G. d’Annunzio… e mi sono commosso!

L’Università è uno di quei (pochi) luoghi dove si perpetuano tutt’oggi antiche cerimonie in forma solenne, senza cadere nel caricaturale.

In genere le cerimonie accademiche molto formali a partire dall’uso delle toghe e degli ermellini fino ai rituali come il Corteo dei Direttori o la Lectio Magistralis.   Vi partecipano in pompa magna autorità accademiche, civili, religiose e militari del territorio di appartenenza.   Sono momenti istituzionali intensi, che però difficilmente toccano le corde più profonde dei sentimenti; ma quest’anno c’era lui… l’uomo che con i suoi testi ha segnato tutta la mia adolescenza: Giulio Rapetti in arte… MOGOL!  L’altra metà di Lucio Battisti.

E così quando per omaggiare la sua arte gli abbiamo consegnato l’onorificenza della Minerva ed una nostra studentessa nel silenzio più profondo dell’auditorium ha cominciato un medley di alcuni suoi celeberrimi brani intonando le note di “Emozioni”… una lacrima è scappata al mio controllo e ha cominciato a rigarmi il volto!

E vi assicuro che non ero l’unico perché nel giro di pochi istanti in sala si sono cominciate ad aprire frettolosamente borsette, cercare fazzoletti, stropicciarsi gli occhi… quasi come se una nuvola di commozione “lacrimogena” si fosse posata in quel momento sulla platea.

Uno di quei momenti in cui fa piacere esserci stato.  Uno di quei momenti in cui si sente forte l’orgoglio di appartenenza alla comunità scientifica.

Buon anno accademico a tutti!

Qui Mogol mi sta spiegando i suoi “mille” progetti in corso tra cui alcune interessanti soluzioni di edilizia ecosostenibile!  Mi sa che ci possano essere le premesse per una futura Laurea Honoris causa in Architettura…!
Il palco
Inaugurazione Anno Accademico 2018/2019

La cerimonia dell'Inaugurazione dell'Anno Accademico - il "grande abbraccio col quale l'Università d'Annunzio si apre per accogliere quanti vogliono conoscerla e desiderano vivere con essa il momento più importante dell'intero anno", come l’ha definita il Magnifico Rettore Sergio Caputi, si è tenuta il 12 dicembre 2018.

Pubblicato da Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" su Lunedì 17 dicembre 2018
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